Rassegna Stampa. Tutte le recensioni su L’Undicesimo Giorno della Falena A Teatro

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L’UNDICESIMO GIORNO DELLA FALENA di Eva Forte con la regia Tina Agrippino in scena dal 4 al 7 maggio al Teatro Hamlet-Roma

L’undicesimo giorno della falena

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L’UNDICESIMO GIORNO DELLA FALENA di Eva Forte con la regia Tina Agrippino in scena dal 4 al 7 maggio al Teatro Hamlet-Roma

 

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L’Undicesimo Giorno della Falena A Teatro! Dal 4 al 7 maggio 2023

Debutterà giovedì 4 maggio 2023 alle ore 21.00 al Teatro Hamlet – via Alberto da Giussano, 13 – “L’Undicesimo Giorno della Falena”, il romanzo scritto da Eva Forte, adattato e diretto da Tina Agrippino.

Anni Novanta. Un gruppo di adolescenti, legate da una forte amicizia, condividono la gioia della prima vacanza fuori casa, le emozioni del primo amore, pronte a proteggersi dai brutti incontri. Presto dovranno però confrontarsi con il dolore. Insieme raggiungeranno la consapevolezza che “la vita è un dono prezioso che non può essere buttato via”, e che le persone care resteranno dentro di noi per sempre.

foto Sergio Cellucci

«Sin dalla prima appassionante lettura, Eva Forte mi aveva contattato per la preparazione di un booktrailer, avevo intravisto la possibilità di un adattamento teatrale» spiega la regista Tina Agrippino. «Ho narrato la vicenda secondo una sequenza temporale per rendere più fruibile lo spettacolo, ricostruendo dei dialoghi, là dove fosse necessario, per poter meglio esprimere, in un linguaggio teatrale, le emozioni che Eva ci ha donato nelle pagine del suo libro».

L’Undicesimo Giorno della Falena è un racconto delicato, scritto in punta di piedi, per poter affrontare emozioni forti che scorrono tra le righe. Leggerlo fa quasi sentire il suono del silenzio, facendoci vivere in prima persona le vicende che deve affrontare un bellissimo gruppo di amici di quartiere. Al centro la scenografia di una Roma bene dislocata tra Villa Borghese e la misteriosa Piazza Mincio, all’interno del quartiere Coppedè. La cornice di due tra i più̀ famosi licei di Roma, l’Avogadro e il Giulio Cesare, insieme al modo di vivere degli adolescenti di quegli anni.

«L’Undicesimo Giorno della Falena, una nuova scommessa editoriale». Così la casa editrice La Ragnatela Editore affronta questo nuovo modo di fare scrittura, avvicinandosi ad un mondo social che è in costante aggiornamento. «I giovani oggi vivono esponendo ogni momento delle proprie giornate sui canali social. C’è chi balla, chi canta, chi parla semplicemente di sè stesso e chi invece ne fa un vero e proprio investimento sulla propria vita lavorativa e di immagine. Una costante però unisce tutti i giovani d’oggi, il rimanere costantemente connessi sapendo che il giorno dopo la loro vita, e di tutti quelli che amano seguire, continua pubblicamente. La nostra scommessa è proprio quella di dare il via ad un romanzo itinerante, che ha un suo inizio e una sua fine nel libro pubblicato, ma che avrà̀ poi storie parallele che andranno ad arricchire i personaggi descritti nella storia».

L’Undicesimo Giorno della Falena di Eva Forte – adattamento e regia: Tina Agrippino; aiuto regia: Giorgio Agrippino; assistente alla regia: Rosa Maria Marcucci; interpreti e personaggi: Hillias Granata (Cecilia), Julietta Sirbu (Daria), Alberto Papalia (Federico/Luglio), Giorgia Cecchini (Fabiana), Caterina Morganti,(Francesca) Ludovica Cherchi (Alessia), Rita Vigliotta (Mari 1), Cristina Galli (Mari 2), Maria Stefania Pederzani (Nonna di Cecilia), Rosa Maria Marcucci (Madre di Cecilia), Sergio Mandato (Padre di Cecilia), Alessandro Papi Sbaraglia (Michele), Giorgio Agrippino (Dottore), Eunice Naso (Infermiera), Giulia Piselli (Giulia), Emanuele Perrone (Emanuele), Andrea De Sanctis (Volontario C.R.I.);

canzone originale: Respiro; testo:  Maurizio Murgia; voce e violino: Sara Cecchetto; chitarra: Alessandro Argentieri;

tecnico audio e luci: Claudio Carfora; scene: Marina Scionti; costumi:   Marina Scionti, Patrizia Moccia; assistente di scena: R. M. Marcucci; consulenza musicale: Massimo Franconieri; foto di scena: Sergio Cellucci, Francesco Cicconi; produzione: La Compagnia L’araba Fenice – rimarrà in scena al Teatro Hamlet fino a domenica 7 maggio 2023 (orario: da giovedì 4 a sabato 6 maggio, ore 21.00; domenica 7, ore 18.00).

Piazza Caprera – 4° spin-off de L’Undicesimo Giorno della Falena

Sul tavolo una piccola lavagnetta riportava il suo nome con l’orario. Michele guardò l’orologio, le 17.50: era in anticipo di dieci minuti. Fece segno alla cameriera e si sedette dando le spalle al locale. Il pomeriggio cominciava a far calare il sole e una leggera brezza rendeva più piacevole lo stare all’aria aperta, in quella torrida estate interminabile. Si sedette accavallando le gambe. I jeans cominciarono a tirargli sulla vita e guardandosi intorno come se gli altri clienti se ne fossero accorti, mise giù la gamba, riprendendo così fiato. Doveva mettersi a dieta, prima o poi lo avrebbe fatto. Gli occhi azzurri come il ghiaccio si persero nella fontana che troneggiava nella piazza. Finalmente avevano riaperto l’acqua e lo scrosciare leggero sembrava musica di contorno in quel luogo quasi incantato. Poche macchine, poca gente durante il giorno, le giuste luci e il vociare allegro delle compagnie la sera. A Roma sembrano incredibili posti come questo.

La sua attenzione venne richiamata da una coppietta seduta sul bordo della fontana. Avranno avuto al massimo diciassette anni. Lei con una gonna cortissima, le scarpe da ginnastica e un toppino che la copriva appena. Lui, con dei bermuda beige e una semplice maglietta bianca, mentre le accarezzava i capelli lunghi e lisci. Non parlavano ma ad un certo punto si fissarono negli occhi, lasciando parlare le loro anime.

Si accese una sigaretta che aveva già accuratamente rollato prima di sedersi. Un fumo aromatico gli coprì il volto, bruciando l’estremità accartocciata, che pian piano correva verso la barba.

Fu allora che la vide arrivare a piedi, dalla stradina laterale che arrivava da Corso Trieste. Un sorriso gli si stampò sul volto nel vedere come anche se gli anni l’avevano modificata, era pur sempre la stessa ragazzina di trent’anni prima. Quella camminata l’avrebbe riconosciuta tra mille, perché emanava una sensualità coinvolgente. Una sensualità che ora si era fatta ancora più cosciente, con lo sguardo fisso davanti a lei e gli occhi che ridevano mentre erano finiti dritti dentro ai suoi. Aveva un vestito leggero e lungo sotto al ginocchio, sopra dei sandali neri con l’incrocio che le incorniciava i piedi ben curati. Il piccolo tratto di strada gli sembrò interminabile e l’agitazione lo prese alla sprovvista. Non era da lui sentirsi in imbarazzo o in difficoltà, soprattutto davanti ad una donna. Lasciò cadere in terra la sigaretta e alzandosi la spense con il piede un instante prima di trovarsela davanti. Chiuse per un istante gli occhi annusando nell’aria quel profumo che anni fa gli faceva girare la testa, sempre lo stesso, sempre così penetrante. Rimasero così per qualche istante a fissarsi cercando di scorgere l’uno nell’altra tutto quello che potevano aver fatto in tutti questi anni che erano stati lontani.

Allo stesso tempo, in quel breve momento scandito solo dal tintinnio dei bicchieri e dei piatti degli altri tavolini e di quelle poche macchine che passavano nella piazza, si ritrovarono catapultati negli anni del liceo e Daria gli prese la mano, guardando il tatuaggio rimasto intatto sulle dita.

“Dai sediamoci, sembriamo due ragazzini alle prime armi” disse Michele per cercare di uscire dall’impaccio e dal contatto con la sua mano.

“E pensare che al posto di questo ristorante secoli fa qui c’era una lavanderia, te la ricordi?” Disse Daria guardandosi tutto intorno.

“Sinceramente mi ricordo meglio la tabaccheria dove venivamo tutti a comprare le cartine e che ancora le vende, ci sono entrato poco fa”.

Senza aggiungere altre parole cominciarono a guardare i cocktail riportati sul menù digitale nel proprio cellulare, dopo aver scansionato il QR-Code posto sul tavolo, finendo in un silenzio che ingoiò di getto tutto quello che li circondava.

“Perché mi hai cercato?” Chiese Michele senza alzare gli occhi dal cellulare. Daria poggiò la schiena alla sedia di ferro lasciando scivolare le mani sul tavolo. Cominciò a giocherellare con un anello che portava da sempre al dito e senza il quale si sentiva persa. Un po’ come quando scordi l’orologio a casa e continui a guardare il posto per tutto il giorno in cerca dell’ora, una sensazione di grande fastidio.

“Curiosità forse, oppure perché quando accadono certe bruttissime esperienze si rimane tagliati fuori ognuno dalla vita degli altri, senza dare la possibilità a nessuno di chiarirsi o semplicemente di continuare ad esistere sullo stesso pezzo di Terra. Ma anche perché quando perdi una persona così importante il tempo non passa, portandosi via una serenità che sai benissimo che non potrai mai più riacquistare. Lei mi manca ancora come quando è successo l’incidente e nei tuoi occhi riesco a rivedere una parte di lei. E per ultimo perché volevo vedere se ancora potevamo considerarci uniti in qualche modo da quella strana empatia che ci aveva avvicinato da ragazzini. I tuoi occhi sono sempre gli stessi e forse ora sono più maturi ed è quello di cui avevo bisogno. Sapere che siamo cambiati, cresciuti, migliorati con il desiderio però di tornare tutti a respirare. Perché sai, io ho smesso di respirare dal quel maledetto giorno e sono sicura che a te è successo lo stesso dal momento in cui tornando da Ostia, hai scoperto che non sarebbe più stato uguale dopo quello che era successo al tuo migliore amico, alla sua famiglia”.

Michele era rimasto in silenzio, poi alzò lo sguardo sentendosi osservato. Uno sguardo che gli pesava addosso ma allo stesso tempo lo liberava da pensieri ossessivi che lo avevano perseguitato per tutti questi anni.

“Sono cambiato, hai ragione, e a volte faccio fatica a guardarmi indietro. Ho una figlia di dieci anni ed ora vivo per lei. Diventare genitori sicuramente ci riporta con i piedi per terra, capendo veramente quali siano le priorità nella vita. Sono pulito ormai da tantissimi anni e la sola idea di quanto male ha portato la droga nella mia vita e in quella di chi si fidava di me al tempo, mi fa ritenere un uomo fortunato per quello che invece ho oggi. Forse non merito tutto questo”.

Michele prese il telefono cominciando a scorrere tutte le fotografie che intasavano le cartelle. SI fermò su una in particolare e rimase qualche istante a guardarla prima di farla vedere a Daria. Il suo sguardo diventò più tenero e tutta la tensione accumulata nella sua confessione appena fatta, si sciolse in poche parole: “Il mio amore” disse mostrando la foto della sua bambina quando aveva pochi giorni. “Quando ho scattato questa foto è iniziata la mia terza vita. Dico terza perché dopo l’incidente di Pietro e Federico io sono morto con quella famiglia per rinascere più incattivito di prima. Tornando da Ostia da solo mi sono sentito abbandonato da Federico, tradito. Tutta la colpa ricadde su di me e forse in finale era anche giusto così. Quando seppi dell’incidente per un attimo ne fui anche felice – Ben gli sta a quello spione – pensai. E tutta la mia rabbia ricadde su Pietro, vederlo stare male non mi importava e non importava niente al di fuori di me. IO. Un egocentrismo che era arrivato all’ennesima potenza anche con te. Grazie a Ginevra invece ho lasciato andare via la mia parte negativa, trovando spazio solo al papà che sono adesso e solo con la sua nascita ho capito veramente il dolore di quella famiglia, dei suoi genitori mentre venivano a Ostia, del fratello gemello abbandonato e messo da parte. Forse solo ora che ne parlo con te dopo trent’anni riesco a vedere che oltre a me c’erano altre persone reali con una propria vita e tanti sogni nel cassetto”.

La parole di Michele chiusero un cerchio rimasto per troppo tempo ancora aperto. Un respiro più lungo degli altri, come quando prendi fiato dopo averlo trattenuto per troppo tempo sott’acqua. I due ordinarono due prosecchi accompagnati dalle patatine fatte in casa e dal pollo fritto che accompagna ogni giorno gli aperitivi in quell’angolo di paradiso. Si scambiarono le foto, si raccontarono trent’anni solo nelle loro parti più belle fino a quando un temporale di fine estate li fece correre via sotto al porticato. Michele aveva portato con sé i due calici e ne porse uno a Daria: “Saranno loro due con questa pioggia a farci vedere che sono insieme a noi? Sai ci penso spesso, sarebbero stati fantastici insieme” disse Daria alzando il calice verso la pioggia.

“Hai notizie di Federico?” Le chiese con voce tremante.

“No, ci siamo persi di vista una decina di anni fa. So però che sta bene, ha trovato la sua serenità lontano da Roma ed è giusto che sia così. Chissà magari un giorno saremo pronti a rivederci tutti insieme”.

La pioggia smise di scrosciare sui tavoli apparecchiati e una forte ventata alzò la stola che Daria aveva lasciato sulla sedia, facendola volare verso la fontana in una danza morbida, mossa da mani invisibili. I due restarono a guardarla a bocca aperta, senza riuscire a muoversi, convinti e nella speranza che alla fine nessuno va poi mai via veramente da questo mondo, restando per sempre al nostro fianco.

Piazza Caprera, fa parte dei 6 capitoli aggiuntivi pubblicati come Spin-off del Romanzo l’Undicesimo giorno della Falena uno al mese a partire da Aprile 2022. La pubblicazione sarà gratuita su tutti i social dell’Autrice e della Casa Editrice La Ragnatela Editore.

Il romanzo in versione digitale e cartaceo potrà essere acquistato su Amazon e nelle migliori librerie italiane.

L’undicesimo giorno della falena

L’undicesimo giorno 

della falena

Eva Forte

© 2022 La Ragnatela Editore

ISBN: 9788899651336

info@laragnatelaeditore.it

www.laragnatelaeditore.it

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Amiche – 3° spin-off de L’Undicesimo Giorno della Falena

“Ma in quanti sono lì sotto?” Disse Amelia sporgendosi dalle scale senza riuscire a vedere nessuno. Continuando a borbottare entrò nel salone, poggiando un grande contenitore sul tavolo in legno “Ma ai tempi nostri stavamo chiusi a casa il sabato sera? Ormai sono solo Playstation e Xbox… ma le ragazze le frequentano?”.

Daria era restata ad ascoltare senza neanche riuscire a salutarla e chiudendo la porta le veniva da ridere sotto ai baffi. “Ne riparliamo quando anche tuo figlio avrà sedici anni! Comunque sono solo in quattro ma valgono il doppio per quanto mangiano e per il rumore che riescono a fare” le rispose continuando a portare in terrazza piatti e bicchieri. 

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La Falena – 2° spin-off de L’Undicesimo Giorno della Falena

“Mamma guarda, quella farfallina sta cercando di uscire dalla finestra”. Paola e sua madre erano appena arrivate nella sala d’aspetto, dopo aver attraversato i grandi corridoi di quell’ospedale che avevano visitato nell’ultimo mese diverse volte.

La madre si voltò, seguendo con lo sguardo il punto dove stava indicando sua figlia e rimase a fissare per qualche istante quella piccola creatura notturna. “Deve essere rimasta chiusa qui dentro da ieri notte e ora cerca di scappare via prima che faccia buio. Lo sai? Le falene sono attratte dalle fonti luminose. Questo fenomeno si chiama fototassi e provoca una vera e propria attrazione per la luce”. La bambina era rimasta imbambolata dal percorso sempre identico della farfalla mentre sua madre la faceva sedere facendo attenzione che non sbattesse la gamba ingessata sul sedile. “Vedrai che oggi lo togliamo questo fastidiosissimo gesso”. 

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Rassegna Stampa. Tutte le recensioni su L’Undicesimo Giorno della Falena

Rassegna stampa del romanzo L’undicesimo giorno della falena. Scarica da qui il Comunicato Stampa 11giorno

https://www.librinews.it/rece/undicesimo-giorno-falena-recensione-eva-forte/

 

”L’undicesimo giorno della Falena”, il nuovo romanzo di Eva Forte

https://puntomagazine.it/2022/05/12/lundicesimo-giorno-della-falena-il-romando-di-eva-forte/

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Marilena – 1° spin-off de L’Undicesimo Giorno della Falena

Il dottore la lasciò sola davanti allo studio del Primario, chiedendole di pazientare un attimo mentre andava a prendere gli ultimi sui referti appena arrivati. La testa le sembrava così pesante che non riusciva a rendersi veramente conto di quello che le stava succedendo, proprio a lei. Non aveva neanche fatto in tempo a realizzare che la sua amica non fosse più nel suo letto di ospedale. “Si saranno sbagliati, o comunque non sarà così grave me lo sento. Ne ho viste talmente tante qui dentro, non può accadere proprio a me”. Il gruppo di ragazzi che aveva lasciato alle sue spalle si stava lentamente diradando. Un piccolo gruppetto si era spostato poco distante e così si mise ad osservarli. Sembravano quattro manichini poggiati gli uni agli altri. Non parlavamo e guardavano in terra. Due si erano abbracciati ed erano rimasti così, immobili. Un casco poggiato in terra, le giacche allacciate in vita. Avevano tutti le stesse scarpe, quelle così basse da far venire il mal di schiena. Al pensiero Marilena si stiracchiò sentendo i risultati di una mattinata passata in piedi.
Il giovane oncologo stava ritornando con in mano un fascicolo che avrebbe raccontato una parte della sua storia nascosta fino a quel momento. Si avvicinò ai ragazzi, poggiando la mano sulla spalla del ragazzo più alto. Gli disse qualcosa sottovoce e tutti e quattro ripresero a muoversi, come se qualcuno avesse premuto un pulsante segreto. Lo ringraziarono e salutandolo si avviarono lentamente verso l’uscita. Una di loro raccolse il casco da terra facendolo ricadere su se stesso. Quel rumore secco fece girare tutti lungo il corridoio, riportando immediatamente a quel silenzio assordante che troppo spesso riempie le sale degli ospedali. Il ragazzo alto tornò indietro e raccolse il casco, la prese per mano guidandola verso l’uscita, come si fa con qualcuno che non vede o che non ha voglia di vivere.
Storie di dolore che segnano.
Storie di vita che cambiano la traiettoria che pensavamo fosse quella intrapresa dalla nostra esistenza e che poi, di punto in bianco, girano su se stesse per dare una piega completamente diversa, impensabile fino a quel secondo prima.
Marilena mentre il dottore le si avvicinava, stava pensando proprio a questo, a come fino a un’ora prima stava pensando alle vacanze, ai nipoti, al figlio, al minestrone lasciato a scongelare sul lavello, pronto a essere cucinato appena tornata a casa.
“Mari vieni, il primario ci sta aspettando, qui ho tutti i risultati. Hai chiamato tuo figlio?”. Lei gli fece cenno di sì, non tanto sicura della risposta che stava dando: “Il minestrone è per mio figlio, glielo porto appena è pronto, ancora caldo” disse di rimando, sentendosi sciocca nel aver condiviso un suo pensiero così quotidiano in un momento così fuori dal mondo.
Lui sorrise e le cinse le spalle mentre l’accompagnava in quella stanza. Da quel momento sarebbe cambiato tutto, o forse era solo l’epilogo di una storia sconosciuta che da tempo correva dentro di lei senza che nessuno le avesse chiesto il permesso per farlo.
❈ ❈ ❈
Sono stanca, il respiro comincia a mancare. Cerco di riempirmi i polmoni il più possibile. Lui è qui con me, mi tiene la mano, è sempre stato qui vicino lo sento, non posso crollare proprio ora. Devo farlo per lui. Per questa mano che per me è sempre quella piccola e morbida manina di quando ero piccola e riuscivo ad avvolgerla con la mia. Ti proteggerò per sempre. Per sempre? Ho sonno ma non devo lasciare la stretta della sua mano, ma sento che sto perdendo le forze. Respiro piano, in finale va bene anche così. Ma respiro sempre più lentamente, potrei contare quanto passa da un respiro all’altro se non fossi così stanca.
Qualcuno sta piangendo in questa stanza. È mia sorella. Non riesco a capire dove mi trovo, ma non conta poi tanto. Loro ci sono e questo è l’unico pensiero positivo che posso avere.
Prendo una grande boccata d’aria, sento il respiro attraversare la bocca, la lingua, ma poi si ferma in gola. Non sento più la sua mano. Non sento più la sua mano, non sento la stanchezza.
Il silenzio.
Ne ho viste tante di storie così. Famiglie distrutte dal dolore che segue l’ultimo respiro della persona cara, dinamiche sempre simili tra loro. La fine è uguale per tutti, tranne quando capita a te.
Ho paura.
Mi trovo nelle vie del mio quartiere come se non fosse successo niente. Mi guardo addosso e mi torna il sorriso nel vedere che ho in dosso i miei vestiti preferiti: i pantaloncini chiari che mettevo sempre in vacanza e la maglia a righe bianche e rosa. La mia nipotina la adorava. Sto già cominciando a parlare al passato eppure sono qui. Si scorderà presto di me? Per quanto tempo penserà alla mia voce? Mi prende un attacco di panico, non pensavo potesse accadere anche dopo la morte, eppure mi sale sempre più forte, quel senso terribile di gola chiusa, sto di nuovo per soffocare. Mi scorre davanti tutta la vita, ma solo le parti belle, eppure questa forte paura non passa e mi sembra di stare per esplodere. Mi ritrovo a Via Rubicone. Piazza Mincio, poi Via Po, Via Clitunno e ancora Via Rubicone. Via Salaria, Via Arno, Via Po, per un attimo in ogni posto. Solo un istante. Via Po, Via Salaria, Piazza Verbano, Via Tagliamento, Via Pinciana.
Silenzio.
Villa Borghese. Ho gli occhi chiusi e la serenità che respiro finalmente mi riempie i polmoni. Si sentono i pappagalli in lontananza e qualche passerotto che cinguetta in terra in cerca di qualcosa da mangiare.
Il vento con la sua cadenza ritmata fa muovere le foglie e il fruscio muove la luce davanti ai miei occhi. Mi guardo intorno, sembra una scena surreale. Il sole sembra essere alto nel cielo ma non c’è nessuno. Non vedo i bambini correre tra i loro schiamazzi, nessuno che corre o che si allena. Non ci sono gli ambulanti che vendono le bibite e nessuno pronto ad affittare biciclette e risciò. Mi muovo nella penombra dei viali alberati, guardo il cielo che si specchia nelle fontane sotto gli zoccoli delle statue con i cavalli imponenti ed eterni. La città sembra deserta, non si sentono le macchine in lontananza, un clacson, niente.
Ho sempre amato questa grande metropoli con i suoi colori, i suoni, il caos della gente per le strade, i mercati affollati, il fresco estivo della sera. Eppure in questo momento sono felice di non sentire niente tutto intorno a me. È proprio quando comincio a non trovare poi cosi strano tutto quel silenzio, che vedo in lontananza una persona seduta su una panchina. Mi fissa da lontano, con le mani ferme sulle ginocchia. Man mano che mi avvicino la vedo sempre meglio e lei non smette di fissarmi. È una donna con una gonna a pieghe e un dolcevita nero fermato sul collo da una spilla verde, o così mi sembra da lontano. Sembra stia aspettando qualcuno,. Continuo ad andarle in contro. Ha i capelli ricci e biondi e lo smalto rosso sulle mani che luccicano quando il sole si specchia nei suoi anelli. Sono a pochi metri da lei e ora i nostri sguardi si sono intrecciati. Lei sorride.
Mi sembra di averla già vista prima, eppure c’è qualcosa che stona in lei e che non mi rende facile il ricordo. Si porta le mani sul volto e comincia a ridere:
“Non mi riconosci? Eppure non è così tanto tempo che non ci vediamo purtroppo. Avevo detto che sarei voluta venire qui insieme a te, ma speravo che sarebbe successo molto più avanti nel tempo, almeno per te”.
Solo in quel momento la riconosco ed è così che mi siedo al suo fianco e l’abbraccio lasciandomi cadere in un pianto rivelatore: “Mari, non ci posso credere, cosa sta succedendo?”. L’ansia ricomincia a prendere il sopravvento e quando mi stringe la mano mi rendo conto di non sentire alcun contatto e lascio immediatamente la presa alzandomi di scatto.
“Non è facile accettare quello che ci sta succedendo, ci sono passata prima di te e per quanto ci fossimo rese conto entrambe che la vita stesse per finire, non è mai un passo così scontato quello di vivere nella morte”.
Marilena, fa parte dei 6 capitoli aggiuntivi pubblicati come Spin-off del Romanzo l’Undicesimo giorno della Falena uno al mese a partire dal mese di Aprile 2022. La pubblicazione sarà gratuita su tutti i social dell’Autrice e della Casa Editrice La Ragnatela Editore.
Il romanzo in versione digitale e cartaceo potrà essere acquistato su Amazon e nelle migliori librerie italiane.
Come annunciato ecco a voi il primo Spin-off del Romanzo L’Undicesimo giorno della Falena. Da qui a ottobre ne usciranno 6

Primo posto per la narrativa per ragazzi su Amazon!!!!!

Devo ammetterlo, vedere il proprio nome al primo posto è una gran bella soddisfazione. Così l’undicesimo giorno della falena, ad un  solo giorno dall’uscita ufficiale si posiziona al Primo posto per la categoria Bestseller in eBook letteratura e narrativa per adolescenti ragazzi, al Quarto posto per la categoria Bestseller in Narrativa Contemporanea e 32esima in Bestseller!